La nascita del bagno in grotta.
La nostra attività è estesa non solo d’inverno, ma tutto l’anno, con la ricerca di acque fresche anche in estate.
La Val Tanaro ha accolto i Nuotatori del Tempo Avverso nel periodo per noi fuori stagione, a Ceva, Garessio, Ormea, Viozene, in ambienti consoni al nostro spirito di libertà.
Grazie all’incontro avvenuto in occasione della conferenza “Alla riscoperta del Tanaro” del 28 novembre 2009 a Ceva, in relazione alla riqualifica dell’ambiente fluviale, ebbi modo di incontrare il Gruppo Speleologico dell’Alta Val Tanaro. (Vedi Articolo – Provincia Granda dell’11 dicembre 2009)
Quando Massimo Sciandra, capogruppo degli speleo, vide la mia relazione sulla nostra attività di nuoto in acque fredde si stupì ed io vedendo e apprendendo da loro che nella Val Tanaro c’è un sistema carsico scavato dall’acqua che forma nelle grotte anche suggestivi specchi d’acqua, l’idea fu immediata: organizzare un bagno in grotta per l’anno successivo. Così nell’estate 2010, il 14 luglio, mi recai con mia figlia Elettra alla Grotta dell’Orso a Ponte di Nava per un primo sopralluogo (di solito sono tre) come faccio sempre quando devo condurre i Nuotatori in situazioni nuove e particolari. Del Gruppo Speleo mi accompagnò Raffaella Zerbetto, moglie di Sciandra, così con il casco mi addentrai nella grotta con Elettra. L’ambiente era estremamente suggestivo e lì sottoterra lo stacco con il mondo luminoso, chiassoso, surriscaldato dall’estate era scioccante, perché lì c’era buio, silenzio e fresco… era come varcare le soglie dell’Ade.
Quando alla luce delle torce mi apparve il laghetto e la luce penetrava l’acqua limpida, l’istinto di entrarvi fu fortissimo e così non senza difficoltà, perché le sponde rocciose erano scoscese, entrai in quel particolare presidio acquatico; subito dopo entrò Elettra e la sorpresa fu di provare entrambi la stessa sensazione di un bagno in mare a gennaio come nei nostri cimenti.
Così, vivificati dall’acqua fredda, risalimmo le sponde rocciose del laghetto senza difficoltà e all’uscita dalla grotta l’impatto fu ancora più forte perché il caldo ci dava un senso di soffocamento, la luce, i colori e i rumori un senso di stordimento. Ero deciso: il bagno andava fatto!
Bisognava solo organizzare la sicurezza per poter accedere a quel particolare specchio d’acqua. In seguito feci altri due sopralluoghi con Stefano Piazza e poi con Gianni Billeci.
Quando ad ottobre venne organizzato il primo cimento ipogeo, l’ingresso al laghetto venne preparato con una scala a pioli che appoggiata e assicurata alle sponde entrava in acqua.
L’ingresso era facilitato, ma non idoneo ai nostri cimentisti diversamente abili. Il fatto che loro non potessero partecipare era un ostacolo ai nostri princìpi dello Statuto: il cimento è per tutti. Quando parlai di questo problema agli speleologi, mi dissero che anche loro avevano in progetto di poter accompagnare in grotta anche i diversamente abili. Il nostro caso però era particolare, perché oltre al tragitto nella grotta c’era anche il bagno. Così essi studiarono un sistema usando un toboga da neve che assicurato con delle cime, poteva far scivolare i cimentisti in acqua dove venivano accolti da un sub speleo e da un nostro bagnino specializzato in acque fredde.
Così è avvenuto il 2 novembre 2014 dove 31 cimentisti di tutte le età e condizioni fisiche, hanno condiviso il bagno ipogeo e ancora una volta si è potuto dimostrare che il cimento è per tutti.
P. S. vincendo lo stress ha fatto il bagno anche una cimentista claustrofobica…
Roberto Giuria